Ci sono momenti nella vita in cui siamo invitati ad andare in profondità. Per un meditatore si tratta di andare più in profondità nella mediazione, perdersi ancora di più nel vuoto e nel silenzio. Anche se non mediti, sicuramente avrai sperimentato anche tu qualcosa del genere: la vita ti invita improvvisamente a crescere, ad espanderti, a riconoscere che sei di più, che ti meriti di più. E tutti, non importa se meditatori o no, abbiamo vissuto quella paura paralizzante che non ci fa muovere, quella voglia di rimanere nel conosciuto, nel familiare, anche se è un po’ scomodo.
Qui a seguire un racconto molto emozionante di Radha, proprio in uno di quei momenti, e la risposta di Osho…
“Una notte feci un sogno molto intenso: ero sulla spiaggia e dall’oceano vedevo arrivare un’onda enorme, una sorta di onda anomala, per cui mi mettevo a correre disperatamente verso la terraferma nel tentativo di salvarmi. Tuttavia, persino mentre scappavo, sapevo che l’oceano era la vita stessa, mentre la terra nient’altro che deserto.
Il sogno mi parve molto simbolico, per cui scrissi una domanda a Osho perché mi rispondesse durante il discorso in cui chiedevo un’altra “lezione intensiva su come annegare”.
Mi disse: “Radha, quando arriva l’invito dell’oceano non scappare. L’oceano non è altro che l’inizio della vita, non solo metaforicamente ma anche realmente. Proveniamo fisicamente dall’oceano, così come proveniamo da un oceano più vasto, invisibile a occhio nudo, spirituale. Quando l’invito arriva, correre verso la terraferma equivale a correre verso la propria tomba. Solo il cimitero è fuori dell’oceano. Vivere significa essere oceanici. E io sono l’oceano…
Non hai bisogno di imparare ad annegare. Hai solo bisogno di imparare a non scappare, a non fuggire via, e tutto sarà fatto dal sentire oceanico del silenzio, dell’amore, della verità, della meditazione. Saranno loro a sommergerti.”
Poi prese a scherzare sul fatto che l’Italia era in ogni caso troppo scivolosa per scappare perché tutto l’olio della pasta che gli italiani amano tanto aveva unto troppo il suolo. Citando poi un proverbio eschimese secondo cui occorre correre veloce sul ghiaccio sottile, aggiunse: “E a giudicare dal tuo peso, Radha, devi correre davvero veloce!”-“
Tratto da: Radha C. Luglio, “Tantra Un modo di vivere e amare”.